giovedì 4 settembre 2014

CONDANNATO A MORTE @FontanonEstate: cronache di una tragedia moderna



Un’opera delicata e profonda sul tema della Pena di Morte (presente anche Amnesty International), per ricordare quanti nel mondo muoiono “in nome dello Sato” (così si sottolinea nello spettacolo”), sempre più spesso dietro atroci sofferenze. Un’opera che Gufetto ha scelto di recensire non solo per l'importanza della tematica della lotta alla Pena di Morte, da portare sempre all’attenzione della cronaca, ma anche per la sua sempreverde triste attualità.
Davanti ad uno dei panorami più belli della Città va dunque in scena l’atrocità umana: la condanna alla pena capitale di un uomo senza nome, quasi fosse un emblema di tutti i condannati a morte del mondo. Orazio Cerino da voce ai suoi pensieri, alle sue riflessioni e frustrazioni seguendo il dettato di Hugo, con il tradizionale ritmo incalzante della propria recitazione, sempre coinvolgente, spiritosa ma anche grave e frastornante, a tratti inquietante. Si resta un po’ colpiti come da mille pietre appuntite dalle parole di quest’opera che, ancora a distanza di secoli, resta attuale, profondamente sconvolgente. Ma ciò che convince sul palco sono le buone doti di un bravo attore come Orazio Cerino, lasciato solo con un testo molto delicato che è riuscito ad interpretare entrando e uscendo continuamente dalla figura del Condannato e dei suoi carcerieri, aguzzini, rappresenti legali ed esponenti delle istituzioni, riuscendo a modulare bene voce e recitazione, gesti ed espressività in una moltitudine di ruoli, e di introspezioni psicologiche molto diverse fra loro. Così come sono molteplici i pensieri di un uomo che sa di morire.


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mercoledì 30 luglio 2014

ROMEO E GIULIETTA@Globe Theatre: il mito a colpi di rap



Torna al Globe Theatre il classico “Romeo e Giulietta”, in scena fino al 3 agosto. Imperdibile per gli amanti del genere e incantevole nella cornice elisabettiana del Silvano Toti: questa rielaborazione di Gigi Proietti con la traduzione di Angelo Dallagiacoma si avvale di un cast di giovanissimi e talentuosi, fra i quali spicca senza dubbio Fausto Cabra nel ruolo di Mercuzio (divertentissimo) e Mimosa Campironi (raggiante) nel ruolo di Giulietta. Fausto Cabra dimostra estrosità e schiettezza, e si contrappone al Matteo Viganti che è un Romeo sognatore e romantico, che convince soprattutto nel secondo atto.

La trama viene affrontata con due chiavi di lettura: nel primo atto Romeo e Giulietta perdono l’aplomb seicentesco vestendo i panni moderni: Capuleti e Montecchi sono due band di Verona che si sfidano a colpi di rap e se le danno di santa ragione (buona l’intesa fra gli attori, atletici e pimpanti ma anche scanzonati e in grado di ricoprire un ruolo caratteriale, seppur minimo). Fra rime rap e selfie che farebbero storcere il naso ai puristi, si arriva alla festa in maschera colorata da musiche moderne (ma non troppo), dove Romeo e Giulietta si incontrano, si baciano e già si amano dietro una colonna, con quell’estrema irruenza che è propria dei giovani di ogni tempo.
Nel secondo atto la scena torna all’originale, e si torna a respirare quell’aria di ineluttabile romanticismo shakespeariano che non può essere negato né nascosto, dove Mimosa Campironi troneggia, splendida nella bellezza dell’incarnato, nella voce melodiosa, nell’aspetto tanto giovanile della Giulietta eterna adolescente che perde la testa per il ragazzo sbagliato. Sempre al centro di un fascio di luce angelica, la Giulietta di Mimosa Campironi è anche attratta dal sesso, senza perdere mai del tutto quell’aria virginea che le è propria, anche dopo la notte d’amore con Romeo. Una Giulietta classica che però nei primi atti è anche più ardita, senza però mai eccedere o contraddire troppo l’originale shakespeariano.
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sabato 19 luglio 2014

IL FU MATTIA PASCAL@PIRANDELLIANA 2014 - Pirandello all'Aventino, fra suggestioni letterarie e filosofiche.



Nella splendida cornice del Giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio va in scena “Pirandelliana”, un evento giunto ormai alla XVI Edizione: quest’anno in scena “Il fu Mattia Pascal” dal 16 luglio ogni mercoledì, il venerdì e la domenica e “Il giuoco delle parti”, che verrà rappresentato il martedì, il giovedì e il sabato fino al 10 Agosto.


L’opera ha un suo brio rappresentativo interessante: in scena lo stesso Mattia Pascal, interpretato da Amici, che racconta, a ritroso, la sua vita incredibile, messa in scena dagli attori della Compagnia. Si racconta del matrimonio del Pascal, della sua presunta notizia di morte, della vincita al Casinò e del trasferimento a Roma sotto falso nome fino al ritorno a casa per riprendersi ciò che è suo. Il tutto intramezzato da spunti comici (divertenti gli scambi comici con Oliva Malagna, interpretata da una spassosa Antonella Arduini) che andrebbero forse maggiormente valorizzati.
Il riadattamento è curato dallo stesso Amici, mantiene il tono umoristico pirandelliano e solo a tratti si apre a spunti ironici con studiata precisione: resta piuttosto attento a non perdere le preziose divagazioni letterarie - filosofiche del testo originario, affidate quasi tutte allo stesso Amici, pagando, però, nel primo atto una certa lentezza, poi recuperata in alcuni passaggi comici successivi. Il secondo atto, invece è quello più interessante dove lo stesso Amici smette di narrare e partecipa alle vicende in prima persona, dando maggiore ritmo alle vicende rappresentate che qua e la potrebbero essere ridotte.
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venerdì 6 giugno 2014

UNA DONNA E IL SUO BAGAGLIO@Teatro Elettra: oltre i falsi moralismi

L’opera, messa in scena dalla Compagnia “Memorie future” con la regia di Danilo Canzanella, non è solo un omaggio al melò ma è densa di riferimenti alla letteratura e al cinema: diversi sono i richiami letterari - da Arthur Miller (il cui nome è diviso fra due personaggi in scena) passando per Tennesse Williams (suo un riferimento allo Zoo di vetro e “Tennesse” è anche il nome dell’amante del giovane Miller nella piéce) alla cui controversa storia personale si occhieggia discretamente.

 Fra i riferimenti cinematografici, a parte lo stesso Sirk, sono ravvisabili molte atmosfere che vagheggiano il crudele contesto sociale dell’America anni 50, tanto da far venire in mente “Lontano dal Paradiso” di Todd Haynes, dove il perbenismo della middle class americana si scontrava con il rancore ed il pettegolezzo distruttivo dell’altrui reputazione.

Particolarmente interessante è infatti la scelta drammaturgica di alternare sulla scena momenti del passato e del presente della vita dello scrittore, frammenti di vita che finiscono quasi per confondersi con la trama di “Passing Love”, la serie tv di successo ideata dallo stesso Miller e ispirata alla sua infanzia. Questo andirivieni nel tempo narrativo potrebbe forse fuorviare, ma è essenziale alla comprensione del testo, e molte sono le spiegazioni che vengono fornite per comprendere il dipanarsi della trama, sebbene l’uso continuo di metafore e similitudini e di dialoghi anche piuttosto lunghi e carichi di pathos, a volte portano fuori strada ostacolando, talvolta, la comprensione del tutto.

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sabato 31 maggio 2014

L COME ALICE@Teatro Studio Uno: i difficili giochi linguistici dell’Inconscio

Un testo surreale e difficile: potremmo sintetizzare così “L come Alice”, in scena fino al 1 giugno al Teatro Studio Uno. In realtà è molto di più: è un brillante tentativo di mescolare le suggestioni vittoriane del romanzo “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò ” di Lewis Carroll (nella rielaborazione che ne fece il commediografo Antonin Artaud), con la video arte, in una chiave davvero accattivante. Concettuosa a tratti e densa di richiami filosofici-linguistici al filosofo Deleuze, ma anche estremamente divertente.

Lo spettacolo, che non si affida ad una trama specifica, riprende le suggestioni del cosiddetto “Teatro della crudeltà” ideato da Artaud nel quale gesti, luci e musica e testo si fondono senza far prevalere la trama sul resto. La sceneggiatura richiama spesso i nonsense e gli acrostici e i giochi di parole di Carrol (“Da sogni avvinte, le giornate ormai trascorse da sogni avvinte, le estati sono scorse”). L’epoca vittoriana viene letta in una chiave steampunk, ovvero mescolando gli elementi ottocenteschi (a partire dagli abiti della protagonista, estremamente curati), all'arredamento e alle suppellettili, con tecnologie decisamente più moderne. Questa crasi è straniante, a tratti fuorviante ma è anche il punto nevralgico di questo spettacolo, quello più delicato.

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giovedì 22 maggio 2014

ROMEO AND JULIET POST SCRIPTUM@Teatro Orologio: l'Amore indissolubile stretto al polso

In questa versione, Romeo e Giulietta sono dunque vivi hanno deciso di fuggire insieme. Ma prima di partire, i due si smarriscono nelle proprie paure, quelle di due ragazzi contemporanei che un po’ non si trovano, un po’ si desiderano, un po’ vogliono fuggire da un contesto familiare soffocante, un po’ non hanno coraggio, ma si amano, questo sì e pure disperatamente.

Sono queste le premesse dell’opera di Annika Nyman, già presentata anche al Festival dei due Mondi di Spoleto nel 2013 e qui riadattata da Georgia Lepore che ha curato la traduzione del testo in modo attento e preciso, con un gran lavoro di cesello sui termini ed i significati originali. Sulla scena una vibrante Selene Gandini ed un affascinante Giovanni Anzaldo: emozionanti, incisivi, sperduti come due ragazzi di oggi che hanno a che fare con le pulsioni sessuali, con un difficile rapporto coi propri genitori, con la propria rabbia interiore. Con il bisogno di essere salvati dalle proprie paure e debolezze.

Essenziale in questo dialogo di quasi 50 minuti l’alchimia fra i due attori che si squadrano, si accusano, si spingono e si strattonano, infine sfogando sul pavimento - in uno dei momenti più rabbiosi e toccanti- quel disappunto per il fatto di non riuscire davvero a capirsi e salvarsi.

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domenica 18 maggio 2014

IL COLPEVOLE@ Teatro Studio Uno: un omaggio a Tornatore

Si tratta di un giallo godibile che ricalca liberamente l’opera di Tornatore "Una pura formalità" nella storia e nell'ambientazione e rispetta la grande teatralità del conflitto interiore del protagonista, che qui veste i panni di una donna, la profonda e sempre brava Sara Trainelli.

Presente un audiovisivo che proietta immagini legati agli scacchi, la cui simbologia è affine alle modalità di svolgimento dell’interrogatorio, in cui ognuno dei giocatori si arrocca sulle proprie posizioni difensive o di attacco. L’interrogatorio condotto dai due poliziotti è infatti duro e non risparmia anche contatti fisici piuttosto intensi (alcuni dei quali ci hanno fatto “soprassaltare”).

A fine spettacolo ci si chiede se è davvero “Facile uccidere e poi dimenticarsi” e se “le cose sgradevoli sono le più facili da dimenticare”. Certo è che la soluzione di questo intenso giallo sta nella riflessione di fondo su ciò che reale e ciò che non lo è, e sulla capacità dell’animo umano di arroccarsi in una propria realtà, spesso perdendo una drammatica partita a scacchi con la vita.
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